Storia delle scienze: matematica, fisica, biologia e altre: graduale è stata la scomparsa di grandi scienziati in Italia. Ormai i nomi sono quasi tutti di: anglosassoni, tedeschi, francesi, nord-europei e asiatici. Queste cose, è noto, non si cambiano; ma vogliamo almeno tutti insieme capire perchè?

martedì 9 marzo 2010

Migliorare fin dai primi anni


Vorrei giustificarmi se ancora parlo di scuole e non di università o di scienziati ma se noi abbiamo l'occasione di insegnare in un qualsiasi primo corso universitario italiano oggi abbiamo l'impressione di trovarci in una prima classe liceale; so che poi i mali da tutti conosciuti della ricerca universitaria del nostro paese (sprechi, scelte fasulle del personale insegnante, inconsistenza dei finanziamenti) sono le cause più pesanti del problema; ma il materiale umano che entra è sempre più scadente e perciò quando la politica e l'economia lo permetteranno bisognerà agire contemporaneamente su tutti i fronti utilizzando le risorse umane e culturali che ancora abbiamo. Certo ora siamo lontanissimi da ogni possibilità di cambiamento per l'inconcludenza del potere politico che ci governa.

domenica 7 marzo 2010

La scuola come comunità


Le scuole di ogni tipo non devono essere eccessivamente grandi, per risparmiare; bisogna evitare la spersonalizzazione, là dove ci sono piccoli o giovani. I presidi per esempio conoscendo un po' meglio i ragazzi e il personale (tecnici, bidelli, insegnanti, bibliotecari) e magari anche le famiglie, possono lavorare in modo meno formale e più umano e possono anche giudicare e correggere possedendo un maggior potere disciplinare e contemporaneamente una più elevata capacità di discernimento. Se riuscirò a ottenere la collaborazione di una interessante insegnante di scienze, si potrà vedere quante iniziative si possono intrecciare in una scuola non mastodontica. C' è, perché non dirlo, un numero non indifferente di insegnanti negativi nelle nostre scuole o per carattere, o per ignoranza o anche per malafede; sarà più facile in una comunità a misura d'uomo identificarli e cercare di aiutarli o spostarli verso attività meno pericolose. Sì un insegnante assai negativo può essere un pericolo per i suoi allievi. (non cadiamo nel perfezionismo, però, perchè la vita in sè non é perfetta.) Sarà piu facile anche accorgersi di abusi vari come bullismo, droga, ecc.

venerdì 5 marzo 2010

esami: pene per le raccomandazioni



Nella nostra utopia gli esami di ammissione non vengono falsificati dalla corruzione, cioé dalle raccomandazioni perchè in tal caso se ne invertirebbe uno degli scopi: invece di servire al superamento della rigidità delle classi sociali aiuterebbe la loro sopravvivenza. Alla stessa maniera ci si potrebbe abituare a sostenere spesso esami per ottenere borse di studio a tutti i livelli. In un paese moralmente deboluccio come il nostro sarà necessaria la massima prudenza e severità. (E pene vere e non prescrivibili neanche per le superiori autorità) Si potrebbe obbiettare che con tutti questi esami ed esamini sembra esserci contraddizione con ciò che si è detto nei giorni scorsi a proposito del trattamento formalistico dei fanciulli e dei giovani da parte degli adulti; si tratta invece di due fenomeni diversi: da una parte c'è una società estremamente esigente in quasi tutto l'arco della vita e dall'altro c'è un atteggiamento farisaico e stereotipato nei riguardi dei giovani, vecchio di secoli , che deve essere considerato ipocrita e dannoso per la società.

giovedì 4 marzo 2010

L'esame di ammissione


Vorrei sapere se (nell'utopica scuola del buon governo) sarebbero utili certi esami o esamini: in una scuola dove tutti arrivano a diciotto anni, anche coloro che si preparano ai lavori più modesti, penso che sarebbe necessario per esempio un esame di ammissione al triennio finale degli studi medi; insomma sarebbe,secondo me, più importante l'ammissione, dell'esame di licenza perché così: gli alunni e le loro famiglie prenderebbero sul serio la necessità di una ben radicata preparazione; le scuole di origine potrebbero essere meglio valutate da tutti,compresi i professori e i presidi che ci lavorano e le famiglie che vi iscrivono i propri figli; nei primi anni invece alcuni esamini potrebbero preparare i ragazzi all'idea dell'esame, tanto più che l'esame li accompagnerà per buona parte della loro giovinezza, (per esempio con i concorsi)

martedì 2 marzo 2010

Il giovane bloccato.


Più una società è costretta a coniugare l'antica percezione dell'immaturità del giovane con la necessità di un tirocinio lunghissimo (forse coronato, oggi, da una bella disoccupazione) più il giovane può essere spinto ad atteggiamenti abbastanza autolesionistici. Nelle società molto evolute il maggior peso dell'artificiosità dell'esistenza umana si scarica sui giovani; noi adulti a cui la società perdona molto: il turpiloquio, la collera, l'ozio, la menzogna, la violenza, l'infedeltà, l'amoralità economica, siamo convinti che però dobbiamo tartufeggiare coi minori e così spesso recidiamo ogni autentica comunicazione con loro. "Col minore, finchè é minore, non parlare da uomo a uomo."Come è noto c'è una fondamentale ambiguità dell'adulto nei riguardi del bambino e del giovane: "tu, crescendo mi conti le ore, sei il simbolo del mio passaggio dalla vigoria alla vecchiezza, sei il parassita della mia vita. Trattieniti più che puoi nel tuo limbo e non azzardarti ad attentare al mio letto e alla mia persona." Nei Paesi inceppati come il nostro l'adulto-vecchio a volte sceglie il giovane mediocre; sappiamo perché. Tutto questo ed altro entra nella nostra indagine sulla decadenza della cultura e della scienza in Italia.

lunedì 1 marzo 2010

Il bambino è una persona?


In buona fede la nostra società insiste nel negare al bambino la qualifica di persona.Il bambino è felice quando fa e non quando riceve.Uno dei caratteristici atteggiamenti di giovani reduci da qualche tentato suicidio è di riconoscere:"Io non servo a niente" cioè non sono (e non sarò per lunghissimo tempo). L'adulto non comprende la insopportabile lunghezza dei tempi dei giovani. Ci sono frasi illuminanti: bambini di dodici anni che dicono:"io per tutta la mia vita...." L'adulto pensa : "una vita così breve" Ma è stata lunghissima per il bambino, tanto lunga che spesso non ha il coraggio di sopportare l'idea degli anni a venire. In un ambiente sociale e culturale diverso il bambino criminale é stato dalle circostanze liberato dalla tutela stereotipata della società e sente di esistere, di essere normale! Viene la tentazione di pensare che anche il bullismo nelle scuole sia una scelta coscientemente criminale per sottrarsi alla negazione di sè. Rinunciare a educare? No ma meditare su queste cose per equilibrare e capire meglio i nostri errori di insegnanti e educatori.

domenica 28 febbraio 2010

Ancora sui problemi del bambino

Molti bambini soffrono in silenzio, per altri la vita è facile e felice; non è agevole riconoscere i due tipi: certo il bambino molto bravo, di bell' aspetto, di carattere forte, di famiglia felice ed equilibrata ha minori probabilità di appartenere alla triste schiera dei bambini infelici; ma noi ne sappiamo ben poco mentre ci curiamo di loro. Il segreto è, in genere, ben custodito. Perchè? Perchè l'amore dei genitori non riesce a rompere questa solitudine? Paradossalmente i genitori stanno all'origine di questi impedimenti che a volte un estraneo, per esempio un insegnante con le antenne, può almeno in parte penetrare. Quante cose potrebbero raccontarci, se potessero,gli psichiatri che, troppo tardi, ricevono le confidenze dei loro pazienti ormai adulti. Una cosa si può dire: il bambino soffre perchè é relegato nello stereotipo del bambino, antico come le civiltà, che forse, dovendolo proteggere, hanno inventato e perpetuato un distacco ,un relegamento come difesa anche dalla mortalità altissima di allora. Ancora nel Rinascimento i bambini toscani delle buone famiglie venivano lasciati presso le balie in campagna per lungo tempo. Sembrerà strano ma anche ora il bambino non è una persona per noi. In più questa nostra ultima civiltà è divenuta così complessa che siamo costretti in qualche modo a prolungare all'infinito l'aquisto reale della maggiore età. Sui giornali a volte si parla di un trentenne chiamandolo ragazzo, quando nel Rinascimento l'età media era di quarant'anni! Continuo domani.

sabato 27 febbraio 2010

Nelle biblioteche un modo di pensare ai nostri figli


Sarebbe bello se nelle ore serali si organizzssero nelle biblioteche di quartiere o scolastiche degli incontri liberi con genitori, con insegnanti, con persone di cultura, psicologi, anziani. A scuola si sente la necessità di confrontarsi con le famiglie fuori dai soliti riti scolastici. Ricordo di aver conosciuto genitori in buona fede che mi riferivano di dare sempre poca importanza ai successi dei figli e di calcare eccessivamente sui difetti e sugli insuccessi. Altri non avevano tempo e lasciavano i bambini un po' troppo soli dando loro poi sempre ragione nei confronti della scuola. In tutti i casi dovremmo trattare i nostri figli come persone,che vogliono essere rispettate, acquistando autonomia e competenze prima possibile. Il bambino vorrebbe avere una opinione positiva di sé, ma autentica, non falsata dai rigidi schemi degli adulti; la infelicità dei bambini è spesso così grande e così ben nascosta perchè lui è separato da una secolare consuetudine di formalismo dal mondo che lo circonda.Questo ed altro si potrebbe cercare di comprendere se ci si confrontasse in modo più informale. e più spesso.

venerdì 26 febbraio 2010

Utopia:soldi alla scuola



Se noi acquistiamo coscienza del destino che ci aspetta, con istituti culturali spariti oppure diventati l'ombra di se stessi e tutto tutto in discesa; gli analfabeti di ritorno di cui abbiamo parlato ieri, le scuole elementari che non possono aprire nuove classi per motivi economici, credo che appena possibile (utopia?) dovremo iniziare le elementari a cinque anni e chiudere le scuole superiori a diciotto. Solo così col tempo e con altri tipi di governo, non populisti ma severi e costruttivi,potremo cominciare ad avvicinarci di nuovo allo standard culturale dei paesi a noi più vicini: Francia, Germania, Austria, Belgio, Olanda, Finlandia, Svezia, Norvegia,Danimarca. In questi paesi i pendolari in treno leggono quasi tutti; in Italia è il contrario. Io certe volte quasi ammiro quelle persone (italiane, naturalmente) che,circondate da turisti stranieri che leggono e a volte scrivono, stanno per un'ora a guardare davanti a sé senza annoiarsi; chissà a che pensano. E non mi si dica che è colpa della televisione ormai al collasso, o degli altri diversivi elettronici perchè queste cose ci sono anche nei paesi che ho citato prima.

giovedì 25 febbraio 2010

Analfabetismo di ritorno


Analfabetismo di ritorno: le cifre non le ripeto perché spero che siano sbagliate. L'abitudine alla lettura, l'amore per il libro, che è una passione inestirpabile (quando nasce)dovrebbero essere incoraggiati attraverso la scuola certamente, ma anche da una istituzione fondamentale che è la biblioteca di quartiere o di paese ,che dovrebbe avere però una caratteristica: aperta, tutto il giorno! Le biblioteche chiuse quasi sempre servono a poco, molto poco: le biblioteche non sono passate di moda, soppiantate dalle altre tecnologie elettroniche. Da noi per esempio a Roma non ci sono e in altri paesi d'Italia esistono e accolgono tutti e, esistendo, organizzano pure piccole mostre, dibattiti,conferenze, corsi per l'uso del computer e tante altre cose.Si va in biblioteca a leggere il giornale, la rivista, per usare internet , per portarsi a casa l'ultimo romanzo dell'autore preferito.E se qualcuno pensa che così si venderanno meno libri e meno giornali e riviste non ha ancora provato il fascino della lettura e le sue conseguenze.

lunedì 22 febbraio 2010

Ancora sul biennio orientativo


Vediamo di fare qualche critica, spero costruttiva, alla proposta di ieri sul biennio orientativo: intanto mi sono dimenticata la geografia descrittiva (l'altra geografia rientra nelle scienze); sarà stato forse l'effetto Gelmini. Poi si potrà obbiettare che le materie sono troppe nel primo anno del biennio. Non è necessario che si svolga un gran programma, l'importante é che quel poco che si fa lo si faccia bene.(poche ore per materia); ricordiamoci che questo biennio dovrà essere una novità metodologica , molto elastico e aperto a sperimentazioni interdisciplinari; il secondo anno le scelte dovranno essere guidate e chiaramente dirette all'iscrizione in una delle scuole superiori previste dall'ordinamento scolastico; mi rendo conto che in una scuola da sempre ingessata e adesso impoverita dalla crisi economica e dai grandi errori politici di cui spesso parliamo, questa proposta è, per ora, assai lontana dalla realtà. Ma non illudiamoci di superare lo scoglio della scelta della vita con i soliti sermoni o coi consigli resi poco validi dall'età anagrafica dei ragazzi.

domenica 21 febbraio 2010

Biennio sperimentale orientativo


Scegliere il proprio indirizzo di studi dopo la media inferiore è difficile e a volte pericoloso per gran parte degli scolari e anche dei loro genitori. Ci sono sì i consigli della scuola ma non bastano, in realtà i ragazzi sono troppo giovani. Proviamo, coscienti di tutte le difficoltà e i pericoli, a immaginare nel regno di utopia un biennio molto formativo, cioè con materie fondamentali quali la matematica le scienze la storia la filosofia la linguistica (con i primi rudimenti del greco e del latino) la robotica le lingue staniere. Naturalmente questa potrebbe essere una esperienza sperimentale ben controllata e condotta.Nel secondo anno i ragazzi e le loro famiglie dovrebbero essere aiutati a orientarsi puntando sulle materie corrispondenti agli indirizzi di studio dei vari licei istituti scuole. Ma potrebbero anche essere aiutati a cambiare qualche materia se nella scuola ci fossero tutori preparati e prudenti e se questo biennio divenisse un laboratorio serio e dotato di una flessibilità particolare. Risultati? La scelta giusta per ragazzi di ogni classe sociale, una minore perdita di cervelli indirizzati al posto giusto e la nascita di una decisione eroica: quella della scolarizzazione italiana almeno fino a diciotto anni. Con borse di studio, ahimé, non fondate sulle attuali dichiarazioni IRPEF.

sabato 20 febbraio 2010

Il culturame


Ho rivisto da qualche parte questa parola detta da non so quale politico: sicuramente questa parola non dice niente agli italiani di oggi ma era usata al tempo del fascismo per disprezzo riguardo agli uomini di cultura sempre sospetti. Era come se avessi visitato un mondo antichissimo. Impressionante. Chi sa chi, della nostra cara classe politica ora governante, l'ha detto. Era come aver gettato un ponte verso gli anni trenta-quaranta del secolo passato. Eppure noi riaffermiamo l'utopia, riparliamo di scuola, di università, di scienza da salvare. Affermiamo che ci sono persone normali che non vogliono ducetti, che vogliono una magistratura indipendente, uno stato laico, una ricostruzione economica del paese fondata sulla giustizia fiscale e su leggi uguali per tutti.

venerdì 19 febbraio 2010

Cercano soldi ma non cercano gli evasori


C' é qualcosa che non capisco: oggi si parla tanto della corruzione e, nell'insieme, di illegalità dila gante ma non si dice che la prima forma di illegalità, che sembra lasciare indifferenti noi italiani, anche quelli che si considerano onesti, è l' evasione fiscale. Intere zone del nostro paese sono coltivate da schiavi non certo iscritti all'I.N.P.S, sotto gli occhi di tutti, carabinieri, polizia, guardia di finanza, magistratura, uffici delle Entrate! Io sento parlare continuamente, anche oggi, di risparmiare su questo ,su quello, ma raramente le cure del governo annunciano una grande offensiva contro l'evasione, anzi noi siamo il paese degli scudi e dei condoni.In America, ai tempi, si riusciva a arrestare un mafioso solo se evasore. Per me se i politici si mettono a fare la corte agli evasori, perchè sono tanti e il loro voto è essenziale, finiremo prima o poi sotto una di quelle dittature populiste dove però si vota per salvare la faccia, rappresentate da ignoranti, grassatori e,magari, razzisti,perchè il razzismo soddisfa il senso della comunità e della paura.

lunedì 15 febbraio 2010

Spendere per le nostre scuole(pubbliche)


Le nostre scuole pubbliche sono diventate poverissime. Questo significa che i destini dei pochi benestanti e della massa dei cittadini si allontaneranno l'uno dall'altro sempre di più e questo non è solo il contrario dello spirito della nostra Costituzione, ma in termini prosaici è spreco perché i primi anche se mediocri faranno il buono e il cattivo tempo, i secondi, anche quando potenziamente fossero dei geni si perderanno. Nel dopoguerra la segregazione delle classi disagiate , tipiche delle dittature, è andata man mano diluendosi; ma quando una democrazia si dissolve e per avere più voti si accontentano gli evasori e si corteggiano le scuole private e tutto ciò che sta loro dietro il declino rischia di diventare un tonfo.